Quest’anno di partire l’ho deciso tardi: fino a metà giugno non sapevo se avrei avuto il budget necessario per un viaggio
e per quale viaggio.
Il mio desiderio era di andare a Samarcanda passando per Russia e Kazakhstan e mi allettava molto l’idea di attraversare il Turkmenistan dopo aver preso il traghetto da baku (az) sul mar caspio. Insomma il giro classico via turchia georgia azerbaijan.
Solo che avendo deciso tardi dovevo fare i conti con la burocrazia e il regime dei visti nei vari paesi, nonché il loro costo.
E fatti conti ho optato per il percorso seguente:
dalla grecia entrare in bulgaria, da li in ucraina attraverso la romania. Sbucare in Russia puntando verso il volga dal nord Kazakhstan scendere verso Uzbekistan dell est, attraversarlo tutto e risbucare in Kazakhstan occidentale. Da lì di nuovo russia verso la crimea e poi vedere cosa fare.
Il tutto in una trentina di giorni. Il timore di averla sparata grossa è forte, ma ormai ho deciso e uno dopo l’altro faccio i visti, stando lasco sulle durate per incastrare ingressi e uscite.
Quindi visto doppio per la russia, doppio per il Kazakhstan e singolo per l’uzbekistan per un totale di 290 euri.
La preparazione è iniziata con il corso di russo da ottobre a maggio.
L’anno scorso nel caucaso in molte situazioni non era possibile comunicare se non a gesti, essendo il russo l’unica lingua conosciuta negli stati dell’ex-impero sovietico.
Stavolta volevo almeno essere a livello di sopravvivenza con la lingua. E devo dire che i 600 euri delle 100 ore di corso sono stati santi e benedetti. In un mese preparo la moto:
Trittico trasmissione con catena DID x-ring che si è confermata ottima scelta.
Per le gomme mi decido per heidenau K60 scout che si rivelano davvero spettacolari e durevoli.
Per le valigie, dopo aver letto decine di forum sulle valigie artigianali, do fiducia ai due fratelli rumeni di Heavy Duties, che da Cluj Napoca costruiscono e spediscono valigie e bauli in alluminio e protezioni motore: due valigie da 39 lt + telaio in acciaio mi sono costati 360 euri spediti con atlassib che ha consegnato a roma tiburtina nel giro di 3/ 4 giorni. Anche di loro sono rimasto soddisfatto e piu avanti nel racconto capirete perché.
Ultimo acquisto borsa da enduro della givi, non magnetica.
L’ultimo visto, quello uzbeko, è pronto venerdì 27 luglio. Il 28 parto alla volta della calabria per salutare la famiGGhia e gli amici che quest’anno trovo sorprendentemente tutti tranquilli, almeno in apparenza.
La mattina del 31 percorro la statale 106, sempre uguale e sempre bella, per arrivare a brindisi, da dove la sera mi imbarco per Igoumenitsa.
Sono l’ultimo a sbarcare dal traghetto, avendo trovato un bel posticino sopra la moquette e avendo fatto con calma allo sbarco. La giornata è buona, è presto e mi concedo un caffè in una stazione di servizio fuori dal porto. Lì incontro 4 moto italiane stra attrezzati diretti in Cappadocia. Quando mi chiedono dove vado non ho il coraggio di dire subito Samarcanda, dico che vorrei arrivarci ma intanto vado in Russia.
La giornata procede tranquilla: la Egnatia Odos è una buona e nuova autostrada che serpeggia tra bei paesaggi montani e collinari. Nel pomeriggio da Thessaloniki giro verso nord in direzione Bulgaria. Mangio alla frontiera, la più zozza che abbia varcato finora.
Proseguo per un'altra 60 ina di km e mi fermo al tramonto in un motel in riva a un fiume.
Questa prima giornata non è stata molto incoraggiante: i temporali, il caldo umido e il poco sonno in traghetto mi hanno abbastanza fiaccato. Tra l’altro anche i primi tentativi di parlare russo non sono stati proprio eccellenti: mi ritrovo a non riuscire a dire cosa mangiare alle signore del motel.
Mentre mangio ho un attimo di scoramento: mi sembra di averla sparata grossa a iniziare questo viaggio e soprattutto mi rendo conto che quest’anno non avevo tutta questa voglia di partire da solo.
Con questi pensieri non proprio esaltanti vado a nanna e mi sparo una dormita epocale.
L’indomani mattina riparto con l’intento di entrare in Romania. La giornata è buona e la dormita mi ha fatto bene anche linguisticamente: parlo sempre na chiavica, ma almeno riesco a comunicare con gli uomini del turno di giorno e ci capiamo meglio. E quindi via. La Bulgaria ha una natura molto bella, e i paesaggi sono molto simili a quelli delle nostre campagne meridionali.
Sulla statale per Sofia faccio una deviazione verso il monastero dipinto di Rila che è il più grande della nazione e risale al X secolo.
Riparto dopo un pranzo veloce e continuo verso nord. Avrei voglia di fermarmi nella capitale che mi sembra pulsare di vita, ma avendo idea della strada da fare decido di proseguire. La giornata scorre senza intoppi, la strada è buona e i bulgari alla guida sono molto cortesi: si fanno sempre da parte per farmi sorpassare e nessuno, nei vari bar o stazioni di servizio, ha mai cercato di fregarmi. Qualche km dopo Sofia il paesaggio comincia a cambiare e diventa pianeggiante. Mi accorgo che mi sto avvicinando alla regione del Banat, la grande pianura intorno al Danubio che attraversa il sud della Romania, parte della Serbia e ,ora scopro, anche la Bulgaria.
La statale è trafficata da parecchi Tir e dove ci sono tir ci sono immancabilmente belle signorine in affitto
Punto verso Oryahovo da cui parte un traghetto sul Danubio che sbarca a Bechet, in territorio rumeno. Ci arrivo che è ormai notte e l’unico motel intorno al porto mi fa un prezzo spettacolo: 5 euro per una stanza perché hanno un problema con gli impianti e non c’è acqua. Perfetto! Loro si scusano, io li ringrazio. Il posto lavora soprattutto con i camionisti e c’è l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con un paio di loro, uno dei quali conosce bene l’Italia e anche la Calabria, avendoci viaggiato piu volte. Il tipo dell’albergo è gentilissimo e cerca di non farmi mancare nulla: addirittura la mattina dopo mi accende la tv su Rai Uno per colazione. Io continuo col mio russo stentato dicendomi che andrà meglio.
Piano piano ve la racconterò tutta: 15mila km in 35 giorni sono duri da snocciolare ma se avrete pazienza si farà interessante.
Anzi...vi prego, se dovessi dilungarmi troppo di farmelo notare che non voglio annoiare nessuno.
AleCT: no, non ho affittato nulla anche se dopo due giorni di viaggio gia mi sentivo calato nella parte del camionista
La figata di dormire a ridosso di una frontiera è che in 10 minuti passi dall altra parte e hai tutta la giornata per viaggiare.
Questo per le persone normali. Per me no. Io perdo tempo quando dovrei spicciarmi.
Tra sveglia tardi, colazione lunga e caffettone dopo traghetto mi muovo seriamente verso le 11 e mezza.
Metteteci pure il cambio soldi in banca e gia la mezza giornata è bella che andata.
Anyway…. Il traghetto è una piccola chiatta che attraversa il fiume in 15 minuti in un paesaggio verdissimo e quel giorno placidissimo.
Scambio due chiacchiere con una famiglia rom che vive tra la Romania e la Grecia .
Il paesino subito dopo Oryahovo è un grandissimo mercato a cielo aperto dove si vendono meloni, cocomeri e bestiame.
Il mezzo di locomozione principale è il carretto trainato da cavallo, rigorosamente targato.
Attraverso la pianura sterminata in direzione nord verso Sfantu George e finalmente dopo
Curtea de Arges inizia la tanto sospirata Transfagarasan ,che volevo percorrere da anni.
Trattasi di strada realizzata ai tempi di Ceausescu, dallo stesso fortemente voluta, che si arrampica sui monti Fagaras , tra tornanti e montagne, costeggiando laghi e pascoli verdissimi. Il tempo non è eccezionale, a tratti c’è anche nebbia e man mano che si sale di quota la temperatura si abbassa piacevolmente nonostante l’umidità. Dopo una serie di tornanti nella pioggia raggiungo la diga del lago Vidraru, sorvegliata da una scultura in acciaio raffigurante una specie di uomo elettrico, tipo Mazinga in miniatura.
per chi ha ha la pazienza e la voglia, si può sciroppare sto video grezzo della salita.
Mi scuso per non averlo montato e per l'audio. spero di trovare il tempo di montare tutto il girato prima o poi.
Anzi se mi spiegate come si fa a caricare i video con anteprima ve ne sarei grato.
Continuo la mia corsa per i monti Fagaras e noto che un sacco di gente campeggia liberamente ai bordi delle strade. Decido che è un ottima occasione per fare campeggio libero, visto che non starei da solo. E lo faccio dopo il valico del crinale: in cima ci sta una sorta di Cortina d’Ampezzo, costosissima per un italiano, improponibile per un rumeno standard. Mi accampo con il popolino sul versante ovest e ci metto poco a socializzare. O meglio ci mettiamo poco. Chiacchiero con un tipo che mi aiuta a montare la tenda: parla italiano e mi racconta un po com’è la vita da loro. Si parla di stipendio medio, di costo della benzina, di quanto costi fare una vacanza e di conseguenza perchè tutta questa gente a fare free camping. E’ chiaro che io tra i due sono quello ricco: la benzina per me è molto economica lì e anche tutto il resto, dal cibo al pernottamento. Sarebbe però per me impossibile fare un giro d’ italia in moto visti prezzi di qualsiasi cosa nel bel paese. Montata la tenda vado da un gruppo di autoctoni dotati di fuoco e vivande a chiedere se mi vendono una birra, essendone sprovvisto. Inutile dire che me la offrono.
Ceno con le mie scatolette bulgare insieme a loro, e un tipo che lavorava in italia mi fa da interprete. Il nome non lo ricordo, ma ha la mia stessa età, due figlie e un’azienda di trasporti insieme al fratello ereditata dal padre. Quello che mi salta all’occhio è il senso della famiglia di quest’uomo, che gia avevo riscontrato in altri suoi connazionali quando passai da Timisoara qualche anno fa. Il tipo è ritornato dall’italia, dove ha conosciuto la moglie anche lei rumena, per prendere in mano gli affari familiari e sposarsi. Ora, giustamente, le figlie sono tutto per lui e un viaggio come il mio, a suo dire, ormai non lo potrebbe più fare. E’ lui il primo a mettermi in guardia riguardo agli ucraini, soprattutto mi dice di stare attento alla polizia, in particolare a quella di frontiera.
L’indomani ridiscendo a valle verso Brasov, dove mi fermo per il pranzo approfittando dei bassi prezzi sebbene si tratti di località turistica.
Evito comunque di fare visite turistiche: la Romania sta a due giorni di moto e posso ritornarci quando voglio.
chi ha voglia si spari pure il video della discesa.
Brasov:
Riparto in direzione dei monti Carpazi e da Sfantu George in poi mi accorgo che i cartelli sono bilingue, sia in rumeno che in ungherese.
Il perché me lo spiega un barista di Miercurea Ciuc dove faccio una sosta per il gran caldo.
In quell’area vive una sorta di enclave ungherese che ha mantenuto tradizioni e lingua originarie e, sebbene i due popoli non vadano proprio d’accordo, loro si sentono appartenere a entrambe le culture.
Approfitto per fare un giro nel parco della città visto che oggi è giorno di festa popolare.
Mi soffermo , chissà perchè, a guardare il saggio di pseudodanza di una palestra locale:
Mi fermerei volentieri ma la strada è tanta e la Romania non è la mia meta.
Andando verso nord rientro nuovamente in paesaggi silvestri che
portano a una gola spettacolare nata dal percorso del fiume che che sfocia nel lago Izvorul.
video grezzo, per ora è così... ormai lo sapete
Ormai sta facendo notte ma gli alberghi e le cabane dei camping sono strapieni essendo il fine settimana. Tutto pieno a Bicaz, sono ormai rassegnato a guidare in notturna fino al paesino successivo, quando lungo la strada in un campo sulla mia destra vedo un fuoco acceso con una tenda e una moto ferma. Mi fanno segno di fermarmi. Sono due motociclisti svizzeri, marito e moglie sulla cinquantina, in giro tra Romania e Moldavia. Sostano lì per la notte perché hanno ricevuto ospitalità spontanea dal l’anziano proprietario. Il figlio ci spiega che il padre passa lì tutte le estati per curare il terreno, dormendo in una baracchetta e spesso permette a viandanti e turisti di trascorrere la notte sulla sua proprietà. Il posto è perfetto e c’è anche una piccola sorgente dove lavarsi.
photo: othmar joller
Monto la tenda e ritorno a Bicaz a prendere un po di birra per ricambiare l’ospitalità.
Passiamo la serata insieme ai figli del proprietario, uno più bucolico e bonaccione (che si vede nelle foto) al quale
faccio provare i peperoni cotti sulla brace e spellati( strano ma vero non sapeva si potessero cuocere così),
l’altro parlante un ottimo inglese e profondamente nostalgico per il regime di Ceausescu.
Inizia una lunga discussione sui valori e sull’educazione imposta dall’alto e soprattutto sul popolo rom.
Mi dice che se ospitano gente nel loro terreno è anche per diffondere una buona immagine del popolo rimeno,
offuscata dai Rom sparsi per tutta l’Europa a fare danni che poi i media imputano ai Rumeni.
Li descrive come una piaga inguaribile mentre io cerco di fargli capire le cause della loro situazione, il non essere accettati perché nomadi, la fine dell’economia di cui vivevano.
E soprattutto gli dico che secondo me sono parte integrante della loro cultura, non fosse altro che per la loro musica, che peraltro adoro.
Lui ribatte dicendo che la parola Rom fu inventata da Ceausescu per includere gli Tzigani tra le genti di Romania.
Inutile dire che odia profondamente anche gli slavi, soprattutto i Russi per come si sono vendicati per le alleanze durante la seconda guerra mondiale.
Stalin punì la Romania per essere stata al fianco della Germania all’inizio del conflitto:
una volta diventata competenza dell’URSS venne abbandonata a se stessa nelle mani di un dittatore spietato e sottoposta ad angherie di ogni sorta.
Però, a suo dire, quando c’era Lui tutto funzionava: avevi cibo anche se poco, un istruzione, un lavoro e nessuno rubava e c’erano le buone maniere.
Il clima della serata nonostante le divergenze rimane disteso e anzi il tipo apprezza che si possano esporre idee così distanti in una conversazione rilassata.
E meno male.
L’indomani io e gli svizzeri facciamo un pezzo di strada insieme.
A Poiana Largului saluto Othmar e Marie-Theres: loro girano a est verso la Moldavia,
io vado a nord a visitare i monasteri dipinti della Bucovina prima di entrare in Ucraina.
La strada è fantastica da guidare e le montagne rumene sono bellissime
Photo: Othmar joller
Mi riprometto di ritornarci con più calma e tempo per esplorare di più e meglio conoscere questo popolo accogliente e disarmante per la sua semplicità. Mi fermo a Vatra Dornei per pranzare. Al bar vengo immediatamente accolto da un tavolo di persone che mi fanno sedere con loro e partono i giri di birra. Tra di loro c’è Alex , che vive a Trento da qualche anno insieme alla madre e che mi fa da interprete con gli altri. In Italia fa il verniciatore industriale e dice di trovarsi bene. Gli dico che anch’io mi trovo bene in Romania e che ci resterei un po. Secondo lui mi dovrei fermare per la notte e lo farei volentieri ma la strada è tanta e ormai lo sapete.
Per farla breve per pagare un giro di bevute devo farlo di nascosto, dato che non faccio in tempo a finirne una che ne arriva un’altra.
Nel frattempo arriva una coppia di napoletani su ktm che si sedono in disparte. Quando andiamo a parlare con loro sti cazzoni si lamentano del popolo rumeno definendoli aggressivi e poco ospitali, cosa che dovresti evitare se sei in Romania e hai davanti la prova vivente che se te la sai regolare si aprono tante porte. Baci e abbracci e foto di gruppo e riparto verso i monasteri.
Le chiese dei monasteri di Humor e Voronet sono dei piccoli gioielli dipinti a fresco centinaia di anni fa,i e il fatto che le pitture si stiano deteriorando aumenta il fascino di queste chiese centenarie.
Rimango sempre sorpreso dal fatto di essere un visitatore molto piu rispettoso, sebbene lontano da ogni credo religioso, di quanto lo siano i sedicenti fedeli.
Che si tratti chiesa o di moschea, mi infastidisce profondamente chi parla ad alta voce o entra con canottiere, pantaloncini, gonne corte e cose simili mentre c’è chi sta lì a pregare. Non ho una fede e credo che le divinità siano invenzioni dell’essere umano, ma così importanti per molti da essere fondamento di culture e regole sociali. Quindi perché offendere deliberatamente, per Dio?
Comunque sia ho ancora un po di sole a disposizione allora punto verso la frontiera.
Mi fermo a Siret, ultima città prima dell’ucraina e già da Suceava il paesaggio anticipa quello della Piccolarussia:
le montagne hanno ceduto il posto a pianure sconfinate coltivate a girasoli.
Dopo due giorni di campeggio libero è davvero un piacere avere una stanza d’albergo e una doccia.
Anche se arrivo al tavolo con mappa e frasario russo per fare un po di ripetizioni, passo la serata a chiacchierare col proprietario del Downtown hotel, rumeno parlante inglese.
Anche se sa che non ritornerò mai più (forse) al suo hotel, si premura di non farmi mancare nulla, talvolta anche servendomi lui stesso.
Parliamo delle nostre vite , toccando anche argomenti delicati e dolorosi della sua.
Mi stupisce il fatto di non aver provato pesantezza a parlare di certe cose, ne sentito fastidio in lui alle mie affermazioni forse dure ma schiette.
Ha passato qualche anno a lavorare in Inghilterra e sta pensando di spostarsi nel centro dela città perché lì si fanno pochi affari.
A differenza del tipo della sera prima, Eugeniy è felice della fine della dittatura. Per lui serve solo se sei incapace di badare a te stesso e hai bisogno di qualcuno che ti dica cosa fare.
Anche lui odia i Rom ma il suo punto di vista è molto più lucido e supportato dalla conoscenza della storia e non nega che a questo popolo non sia mai stata data sul serio una possibilità, soprattutto a causa del colore della pelle e per il fatto che, arrivati come schiavi dei turchi, una volta cacciati gli invasori siano stati trattenuti ma sempre come casta inferiore e sottoposta.
La serata prosegue tra chiacchiere varie con gente del posto, mentre eugeniy si affanna dietro all’arrivo senza preavviso dell’ ambasciatore bielorusso con famiglia, a quanto pare ospite fisso.
Con i ragazzi del posto parlo un po d’italiano, una parla inglese e io prometto di tornare l’anno prossimo e parlare rumeno. Insomma una serata trascorsa sulla veranda di un amico ad aspettare che la tempesta arrivi e lavi via l’afa di qiuei giorni.
Incontrerò di nuovo eugeniy l’indomani mattina e prima di andare via mi lascia qualcosa di freddo da bere da portarmi via.
Anche stamattina sono lento a partire: Fa caldo come sempre.
La tempesta e la pioggia non hanno intaccato minimamente l’afa, che semmai è aumentata.
Oggi ho paura a partire.Ho paura perché da oggi in poi è tutto in russo e io non mi sento affatto all’altezza.
Siamo ad Agosto, il corso è finito a maggio e da allora non ho più parlato in questa lingua.
Bellissimo il report di viaggio scritto così , mi piace molto leggere tutte le esperienze con le persone che hai incontrato , poi tu scrivi molto bene e l' idea di aggiungere anche delle colonne sonore ...be è una figata .
Noto con piacere comunque che la gente che ha voglia di VIAGGIARE difficilmente si trova male con le persone del luogo , e quando accade , non generalizza mai .
Complimenti , complimenti ancora .
Samarcanda? Sì, E Vi Dico Com'è Andata.
24/11/2012 20:44 #7265242
Grazie
sì, mettermi in contatto mi viene bene abbastanza, il più delle volte.
Dipende sempre da chi hai davanti e quanto è pronto e comunicativo.
E per comunicativo intendo non necessariamente in termini verbali.
Riguardo alle generalizzazioni beh, dipende da quanto sei pronto ad
accettare un sistema diverso da quello a cui sei abituato.
Ho incontrato gente in moto attrezzata di tutto punto che in albania
o in grecia pensava di stare facendo chissa quali scoperte antropologiche
e però dormiva nei resort a 80 euro a notte.
Per me che sono nato e cresciuto in calabria fino al caucaso ho
notato grosse similitudini di comportamento con gli italiani pre-lega nord,
quando lo straniero incuriosiva e non spaventava.
Comunque, Fernik, passerò dal tuo topic a scrivere qualcosa prima o poi.
Non perchè non ne abbia voglia: il tema è esistenziale e richiede di esprimere una sana riflessione.
ma lo farò . di sicuro lo farò